Patek Philippe
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Patek Philippe
Patek Philippe
La Patek Philippe è senz’altro il marchio simbolo dell’orologeria svizzera, unitamente ai famosi IWC Schaffhausen ed altri, ma forse proprio dalla sua nascita, nel lontano 1845 come Patek & Co. Da Norbert de Patek e Jean Adrien Philippe e modificata dagli stessi soci in Patek Philippe & Co. nel 1851. Ne risulta sia essa la più antica casa orologiaia ancora esistente.E’ interessante notare come questo marchio portabandiera dell’orologeria elvetica non nasca, come tutti possono pensare da una creazione Svizzera, bensì, proprio da Jean A. Philippe che era un geniale orologiaio francese e per la rpecisione di Parigi e da Patek un ex ufficiale di cavalleria Polacco (il suo nome completo era Antoine Norbert Patek de Pradwdzic) rifugiato in Svizzera a Ginevra dove dopo breve tempo dal suo arrivo, cominciò ad interessarsi dell’orologeria, diventando per l’appunto un imprenditore di questo settore. Il sodalizio tra il gusto di de Patek e le innovazioni tecniche di Philippe (suo è il primo orologio con rimessa all’ora e carica in corona invece che per mezzo di una chiavetta) daranno origine a una collezione che diventerà ben presto mito. Patek mori nel 1877, Philippe nel 1894. La ragione sociale dell’azienda viene poi modificate nel 1901 e diventa l’attuale Patek Philippe & Cie, S.A. , una società per azioni, con un’importanza superiore nel panorama dell’imprenditoria. Correva poi l’anno 1929, un anno difficile per l’economia mondiale che segna un nuovo capitolo per la società Elvetica che viene acquistata dai fratelli Stern, che a tutt’oggi, sono alla guida di questo prestigioso marchio. Il primo cornografo da polso della Patek Philippe è del 1926, un’elaborazione della meccanica ideata da Victorin Piguet, con la particolarità delle funzioni crono, quali partenza, arresto e azzeramento, che erano comandate dalla corona, la cassa era di forma tortue in oro ed il quadrante in argento con indici Breguet e sfere brunite poire. L’evoluzione dell’orologeria in questi anni, ha uno sviluppo decisamente veloce e forse anche avveneristico, ma nel 1934 viene presentato il modello 130 che diventerà l’archetipo del cronografo da polso e rimarrà negli annali , con posizione predominante e fissa nel catalogo; verrà prodotto infatti fino agli anni sessanta. La cassa è essenziale e riprende le linee di un altro cavallo di battaglia di Patek Philippe; il modello “Calatrava? e quindi cassa a scatto a moneta, con diametro di trentatre centimetri, oro a 18 Karati, anse lunghe e sottili, corona di carica piatta ma sovradimensionata per una ricarica più agevole e duratura. Infine i due pulsanti quadri atti alla partenza e arresto a ore due e l’azzeramento a ore 4. Diverse sono le tipologie di quadrante che potevano avere gli indici stampati, applicati in oro a barretta con 12 e 6 a numeri romani, o più raramente con numeri Breguet applicati in oro, di norma con scala tachimetrica, molto rari con scala pulsometrica, le sfere sempre in oro possono essere baton o foglia, con la particolarità della lancetta del contaminuti brunita, come anche la sfera centrale crono, che distingue la funzione tempo, ore minuti e piccoli secondi al sei, dalla funzione cronografo. Il movimento del Patek Philippe Cronografo 130, è un’elaborazione del calibro 23 della Valjoux, da 13 linee, con il ben noto scappamento ad ancora e bilanciere bimetallico tagliato e compensato con viti, spirale Breguet e regolazione micrometrica della racchetta a collo di cigno, 18.000 alternanze ora, 23 rubini, cronografia azionata per mezzo di una ruota a colonne, coperta in tutti i crono Patek Philippe da una caratteristica protezione. La finitura è naturalmente di pregio con ponte separato per la ruota conduttrice. Le piastre e ponti infatti sono a “ còtes de Genève”, con leverini e viterie lucidate a mano. Questo modello di Patek Philippe è di sicuro una delle migliori sintesi del crono a due contatori con contaminuti nato alla fine degli anni trenta. Un collezionista di cronografi d’epoca che voglia avere un pezzo unico, deve sicuramente ambire a questo modello perché, rimasto in produzione per parecchi anni, quindi facilmente reperibile rispetto i suoi “compagni” 530, e 1463 che al contrario vennero prodotti in piccolissime serie e con quotazioni che possono anche superare gli attuali 100.000 euro. Particolari come il quadrante o il materiale della cassa possono anche raddoppiare la stima dell’esemplare (i modelli con cassa in acciaio sono rarissimi e quindi paradossalmente molto più costosi). Nelle aste internazionali e negli ultimi anni in particolar modo, hanno beneficiato di una costante ascesa delle loro quotazioni, proprio per la particolarità e l’importanza delle evoluzioni e specifiche tecniche. Non a caso comunque, la produzione di Patek Philippe, non è mai stata massificata e anche il crono più comune è pur sempre un orologio raro, e con un fascino che nemmeno la Patek Philippe è riuscita ad eguagliare con le sue creazioni successive e più recenti.
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