Oris
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Oris
È qui, non distante da Basilea, che Paul Cattin e Georges Christian fondarono la fabbrica di orologi Oris, nel 1904. Di dimensioni sicuramente non modeste, la nuova realtà fu presto protagonista di un importante sviluppo produttivo che, di lì a poco, portò alla creazione di cinque succursali in Svizzera e di tre fabbriche all’estero, una delle quali a Como. Si trattava, allora, di un’azienda assolutamente autosufficiente, di una manifattura, cioè, nei cui laboratori veniva seguito l’intero ciclo produttivo necessario alla nascita dell’orologio: dalla costruzione del movimento, della cassa e delle altre componenti, fino all’assemblaggio e ai controlli di qualità finali. Nel 1925 - due anni dopo l’ingresso in azienda di Hermann Portmann (la sua opera è stata continuata dal figlio Rolf, alla presidenza della Oris dal 1956) - venne aperto anche un reparto di placcatura, dal cui sviluppo sarebbe nata l’ottima reputazione mondiale degli orologi placcati di Oris. Uno slogan pubblicitario del 1920 riassume bene la vivacità della giovane Casa: “Ogni tre secondi alla Oris nasce un orologio”. Ma non è tanto sui numeri che vale la pena soffermarsi, quanto sui contenuti tipici e più significativi della storia della Maison, i quali, come dicevamo all’inizio, ci consentono di veder dialogare continuamente il passato e il futuro. Più che doveroso, allora, iniziare dal 1938, data di nascita di uno dei capisaldi della produzione Oris: il calendario pointer. Si tratta del classico calendario a lancetta, particolarmente amato dal pubblico, tanto da restare, ancora oggi, un tema irrinunciabile della collezione Oris. Risale al 1949 il lancio della Sveglia Otto Giorni, un modello da tavolo di grandissimo successo con il quale l’azienda di Hölstein diede, per così dire, il suggello definitivo alla sua grande tradizione in questo particolare settore orologiero, abbandonato solo nella seconda metà del secolo per specializzarsi definitivamente nell’orologeria da polso (la produzione di sveglie da tavolo e orologi da viaggio nella prima metà del secolo era stata, anzi, il principale veicolo di diffusione del marchio Oris sul mercato italiano). A partire dagli anni ‘50, lo sviluppo dei movimenti automatici - oggi montati sulla stragrande maggioranza degli orologi in collezione - è stato il principale obiettivo della fabbrica di Hölstein: nel 1952 fu presentato il calibro 601, caratterizzato da un’ottima riserva di carica; nel 1966 fu la volta del calibro 645, uno dei più progrediti dell’epoca e sicuramente il movimento Oris più famoso in assoluto. Era proprio lui, il 645, l’oggetto delle riproduzioni di grandi dimensioni (circa mezzo metro di diametro) che tanti anni fa venivano esposte da molti concessionari Oris: una trovata pubblicitaria, sì, ma anche un modo per scoprire e apprezzare la qualità di questo movimento, naturalmente funzionante, e, al pari dell’originale a misura di polso, realizzato interamente nei laboratori di Hölstein. Tornando alle tappe più significative della storia di Oris, possiamo citare il primo certificato cronometrico conferito alla Casa dall’Observatoire Astronomique et Chronométrique di Neuchâtel (1968) e il primo movimento cronografico, creato in collaborazione con la fabbrica Dubois Dépraz (1970). Appartengono alla storia più recente il lancio del modello Alarm, orologio con sveglia sul quale sono stati montati vecchi movimenti originali della A. Schild Company di Grenchen (ovviamente in serie limitata e in breve tempo esaurito), nonché lo sviluppo di alcune specialità orologiere, quali il modello Complication o l’originale orologio-calcolatore Players, fino ai recentissimi Worldtimer. Ma c’è una linea di orologi che, con i suoi richiami al passato e con l’adozione del calendario pointer - oggi su movimento automatico - riassume al meglio lo stile e la filosofia di Oris. È la linea Big Crown, alla quale appartengono tutti i modelli che formano il corredo fotografico di questo articolo. A caratterizzarli è la corona di grandi dimensioni, studiata per gli aviatori americani e gli ufficiali di marina durante la seconda guerra mondiale, in modo che potessero caricare l’orologio senza togliersi i guanti, e oggi apprezzata come elemento stilistico fortemente originale. Spiccano i due Big Crown Original, ovvero i classici della linea, nella versione con quadrante nero e cinturino in pelle (in questo caso la somiglianza con il calendario pointer del 1938 è davvero notevole) e in quella con cassa e bracciale acciaio e quadrante argenté guilloché. Esibiscono una notevole grinta i Big Crown Commander, qui rappresentati dall’interessante cronografo, dal modello con piccoli secondi al 9 (come si può notare dalle fotografie, l’orologio è disponibile in una misura normale da uomo - 36,5 millimetri di diametro - e in una misura extra-large di 39 millimetri), fino al piccolo Big Crown da donna, che ripete, pur in dimensioni minori, le stesse caratteristiche dei modelli da uomo. Tra queste, la tipica impostazione della cassa con anse allungate e corona godronata ma, soprattutto, l’adozione di un movimento meccanico a carica automatica lasciato a vista attraverso l’oblò in vetro minerale del fondello. La scelta esclusiva in favore dei movimenti meccanici è un altro di quegli elementi che danno continuità e coerenza alla storia di Oris; se si esclude, infatti, una breve e poco significativa parentesi datata anni ‘70, la Casa di Hölstein ha sempre creduto fermamente nell’orologeria meccanica, condividendo questa sua passione con tutti coloro che in un orologio amano sì la precisione, ma anche la sua capacità di trasmettere i valori di un’arte antica, alla quale, oggi come in passato, è essenziale la mano dell’uomo. Il tutto senza trascurare, evidentemente, gli strumenti e i metodi che la tecnologia moderna può offrire. Grazie a questi, anzi, si rende possibile quella realtà, apparentemente paradossale, per la quale un orologio Oris di oggi sa conservare intatto il fascino di un modello del passato, offrendo, però, una qualità maggiore, sia sotto il profilo tecnico, sia dal punto di vista strettamente meccanico: casse a tenuta stagna, vetri più resistenti e antiriflesso, movimenti più precisi e affidabili. Certamente oggi la Oris non è più una manifattura, come hanno imposto, quasi ovunque, le regole della specializzazione del lavoro, ma questo poco importa dal punto di vista della qualità: l’importante è scegliere, tra i movimenti in commercio, quelli perfettamente rispondenti alle proprie esigenze costruttive e, in ogni caso, di buona qualità. Cosa che la Casa di Hölstein fa con grande attenzione, utilizzando, poi, la preziosa esperienza dei suoi maestri orologiai per elaborare eventuali modifiche o, semplicemente, per verificarne funzionamento e precisione. È su queste basi, e con una collezione meritatamente di successo, che la Oris si sta avvicinando al traguardo del suo primo centenario. Senza grandi clamori, come è nel suo stile di sempre, ma con contenuti sicuramente validi e interessanti, che fanno di questa Casa una voce alla quale tutto il mondo dell’orologeria guarda con grandissimo rispetto.
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