Jaeger-LeCoultre
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Jaeger-LeCoultre
Jaeger-LeCoultre
Sono sempre stato affascinato dall’orologeria e dal brand Jaeger LeCoultre. Una passione che affonda le sue radici nel periodo in cui ero ragazzo. Mio nonno era proprietario di una pendola Atmos e quest’orologio ha segnato la mia giovinezza e la mia immaginazione. Oggi, sono straordinariamente entusiasta di far parte del Team Jaeger LeCoultre, una Maison costantemente alla ricerca della perfezione, al limite dell’eccezionale, nel rispetto dell’alta tradizione orologiera. Ciascuna “opera d’arte”, così amo definirle, è eredità dei 175 anni di savoir-faire della Casa, richiede l’intervento di non meno di 40 mestieri, con l’ausilio delle più moderne tecnologie, tutte sviluppate nell’ambito di una manifattura integrata, soprattutto rispettosa della tradizione della Vallée de Joux. Un luogo magico in cui ha trovato linfa vitale un sogno chiamato orologeria e, per mantenerlo, vi è bisogno d’integrazione del processo produttivo, innovazione e creatività e, ovviamente, di uno spirito e di un lavoro di squadra: Jaeger-LeCoultre è unica, in tal senso, per la sua capacità di combinare orologi-icona, know-how e patrimonio storico. Mi riferisco, ovviamente e in primo luogo, al Reverso, un modello che rappresenta una fonte d’ispirazione: la ricercatezza e la particolarità di un simile orologio fa sì che esso costituisca una delle pochissime “leggende” dell’industria orologiera. Di certo è ancora fondamentale per noi, ma sono importanti sempre di più anche collezioni come la Duomètre e la Master. Relativamente a quest’ultima, infatti, in un ipotetico confronto con il Reverso, posso dire che ognuna ha un suo preciso posizionamento e l’obiettivo non è fare in modo che l’una superi il successo dell’altra. Ciascuna ha il suo target di consumatori, appassionati dell’orologio sportivo o femminile o classico con complicazioni, e così via. La conferma più chiara di tale concetto sta nel grande successo della linea Master Compressor, lanciata per rispondere alla forte esigenza di Jaeger-LeCoultre di rinforzare la sua posizione nel segmento sportivo-elegante. Abbiamo bisogno di essere sempre più competitivi e innovativi e, quindi, dobbiamo lavorare su tutti i fronti con eguale impegno: tecnologia, precisione e complicazione sono le aree chiave sulle quali si giocherà il futuro. Ogni settimana, nella Heritage Gallery, sede del patrimonio storico della Maison, spazio da me fortemente voluto e in via di sviluppo attraverso un accurato lavoro di ricerca, accogliamo molti visitatori e posso dire che sono in continua crescita. Sto verificando come la gente sia sempre più specializzata e conosca sempre meglio l’orologio, così da diventare molto esigente e voler acquistare oggetti perfetti dalla forte espressività creativa. Un marchio come Jaeger-LeCoultre non può, per tradizione e blasone, non rispondere a questa esigenza. Dobbiamo vivere nel nostro tempo e, anno dopo anno, la nostra sfida è quella di creare nuove sorprese, continuare a inventare. Creatività senza limiti È stato l’incontro con Henry-John Belmont alla fiera di Basilea, all’inizio degli anni ’80, a far scattare immediatamente un feeling profondo e quando mi ha chiamato a collaborare con lui, una volta divenuto direttore di Jaeger-LeCoultre, nel 1988, ho accettato con entusiasmo la sfida della ricostruzione di un brand straordinariamente prestigioso ma in gravi difficoltà dopo la tempesta scatenata dall’affermazione dell’orologio al quarzo. In questi venti anni non ho mai pensato di cambiare azienda perché ogni anno, ogni momento mi sono sempre trovato ad affrontare nuove sfide e progetti ambiziosi, sempre con lo stesso entusiasmo, per il solo fatto che dal primo schizzo su carta di un’idea passano non meno due o tre anni prima di vedere l’orologio finito. Da noi, il designer non ha limiti in termini di creatività e procede sulla strada che ritiene corretta affrontando con gli esperti tutti i problemi tecnici prevedibili o non che possono verificarsi e bisogna considerare che la soluzione migliore non è mai la più facile da realizzare. A volte accade di trovarsi di fronte ad un disegno ed affermare: “OK, è molto bello, ma non è Jaeger-LeCoultre”. E, poi, l’interpretazione dell’orologio da parte del nostro target di clienti, oggi si è totalmente modificata, a motivo della globalizzazione, di un modo di vivere il tempo decisamente più veloce, di una tendenza al sovradimensionamento dell’accessorio, di una maggiore sportività “quotidiana”, etc... Per questo motivo le nostre guide lines nel design, anche sul Reverso, dall’impatto tradizionale, hanno dovuto prendere in considerazione un cambiamento, che ha portato allo Squadra, all’introduzione del GMT, dell’automatico, e così via. La funzionalità dell’orologio è divenuta rapida e immediata. In ogni caso, il design più difficile è quello relativo al solotempo perché bisogna renderlo accattivante avendo a disposizione solo due lancette e gli indici. Per quanto mi riguarda, i modelli che mi hanno dato la più grande soddisfazione sono il primo Reverso Grand Taille nel 1991 e, subito dopo, il Master Geographique per il suo concetto di svolta, perché ha influenzato quattro/cinque generazioni di orologi di quella tipologia. Questi risultati si raggiungono potendo sempre contare sul confronto e sulla discussione con i colleghi designer e con coloro che si occupano di prodotto, con il CEO, etc... È un lavoro di team, che poi si esprime individualmente, quando si ha bisogno di rimanere soli per riassumere tutti gli input ricevuti. In questo senso, dal mio team io ho molto più da imparare che da insegnare. Il momento più difficile per noi è la fine di un progetto, quel lasso di tempo che ci separa dal dover dar vita ad un nuovo “sogno” e ricominciare da capo: ma è la nostra sfida.
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